domenica 24 febbraio 2013

Vota Antonio La Trippa


Oggi è una giornata importante.
Oserei dire quasi epica.
Avrò esagerato, è possibile.
Ma oggi e domani c'è la speranza di un cambiamento.
Perchè so, lo so con certezza, l'ho sentito in ogni fibra dei miei capelli biondi e fin giù alle dita dei piedi che loro hanno avuto paura.
Che loro hanno paura.
Loro che hanno affamato, devastato e pasteggiato sull'Italia facendosi grasse risate perchè "gli italiani sono dei coglioni rimbambiti di TV, reality e gratta e vinci".
Loro che hanno corrotto, si sono fatti amabilmente corrompere, loro che hanno sputato sulla "cosa pubblica".
E allora io oggi, con la mia matita in mano, godo di quella goccia di sudore gelido che vi scende lungo la schiena. Di quella sensazione che vi attanaglia le viscere, quella paura di perdere i privilegi.
Andando a piedi verso il mio seggio elettorale, passo dopo passo, mi sentivo forte, mi sentivo potente.
Magari è solo un attimo, un milionesimo di secondo ma tu "politico", hai paura di me elettore.
E di te che leggi, e di tutti quelli che oggi andranno a votare incazzati, rassegnati, delusi.
Ma andiamo a votare.
C'è gente che è morta perchè credeva nell'Italia, nel diritto al voto, nell'uguaglianza di tutti i cittadini.
Non rendiamo vani quei sacrifici di milioni di italiani senza nome.
Ricordiamoci del voto su base censuale, sull'inesistenza del suffragio universale, ricordiamoci che le donne hanno votato per la prima volta nel 1947.
Ricordiamoci di tutto questo e andiamo a votare.
Riprendiamoci la sovranità che troppo spesso abbiamo delegato per indolenza, opportunità, mal costume.
Facciamo il nostro dovere e mettiamo quella croce sul simbolo che ci rappresenta di più.
Facciamolo.
Io mi prendo la responsabilità del mio voto.
E tu?
Forza italiani!
Siam pronti alla morte, l'Italia chiamò!


(Ps: "Scritto nell'autunno del 1847 dall'allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, musicato poco dopo a Torino da un altro genovese, Michele Novaro, il Canto degli Italiani nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l'Austria.
L'immediatezza dei versi e l'impeto della melodia ne fecero il più amato canto dell'unificazione, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi. Non a caso Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862, affidò proprio al Canto degli Italiani - e non alla Marcia Reale - il compito di simboleggiare la nostra Patria, ponendolo accanto a God Save the Queen e alla Marsigliese.
Fu quasi naturale, dunque, che il 12 ottobre 1946 l'Inno di Mameli divenisse l'inno nazionale della Repubblica Italiana." Dal sito della Presidenza della Repubblica)

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